Nel periodo in cui l’America intima al governo ucraino di rispondere “no” a qualunque proposta di cessate il fuoco, nella settimana in cui l’Inghilterra rende noto che fornirà armi all’uranio impoverito avvicinandoci ulteriormente alla mezzanotte dell’umanità, nel giorno in cui in Italia i partiti di maggioranza e il primo partito d’opposizione votano risoluzioni che danno mandato al governo di recarsi al consiglio d’Europa per dire signorsì a qualunque escalation, io mi interrogo sgomento e spaesato sulla lontananza che apparentemente mi separa dalla mia parte geografica e culturale e sul desiderio di vedere rovesciati i regimi che oggi governano la nostra parte di mondo.
Ma frugando tra le radici dell’occidente collettivo ritrovo il rassicurante orrore dei filosofi greci per la tirannide; gli stessi concetti che secoli dopo ispirarono queste parole nella dichiarazione d’indipendenza americana: “ma quando una lunga serie di soprusi ed usurpazioni, volti invariabilmente ad un unico scopo, offrono prova evidente del disegno di un governo di assoggettare il popolo a condizioni di dispotismo assoluto, é diritto e dovere del popolo di abbattere quel governo e di creare nuove salvaguardie per la sua sicurezza futura”.
E ancora trovo queste familiari affermazioni nell’altra pietra miliare dell’occidente, la dichiarazione francese dei diritti dell’uomo e dei cittadini: “Quando il governo viola i diritti del popolo, l’insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte del popolo il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri”.
E sento nuovamente di essere profondamente occidentale.