Ieri ho fatto affiggere un cartellone pubblicitario con scritto “no all’invio di armi in Ucraina” e l’indicazione di una mail di contatto con il nostro gruppo consiliare; l’intento è quello di proseguire – un passo dopo l’altro – nella costruzione di un movimento che si opponga, sempre più numeroso ed organizzato, alla logica di scontro perseguita dalla Nato (politica pienamente condivisa dal nostro governo e non contrastata neppure dai partiti di minoranza presenti in parlamento).
Per quanto sto facendo ricevo messaggi che mi accusano di essere un “traditore della patria”.
Vorrei ricordare a chi scrive certe scemenze che la nostra patria “ripudia la guerra”.
Vorrei ricordare anche che questa guerra sta facendo chiudere le nostre imprese, avvantaggiando quelle statunitensi e britanniche.
E a chi, sprezzante, mi chiede come si può fermare Putin se non con le armi, rispondo essenzialmente così: con la rinuncia dell’Ucraina ad ospitare testate nucleari Nato e con il riconoscimento dell’indipendenza di Donbass e Crimea.
I traditori della nostra patria sono coloro che non si oppongono a chi fomenta la guerra.